Chi era la SIBILLA?
Non sarebbe male avere vicino casa una grotta della Sibilla. Ma chi era la Sibilla storicamente? Forse, per caratteri simili, potremmo immaginarla come la professoressa Sibilla Cooman nella saga di Harry Potter. Ma non era solo una donna dai grandi occhiali rotondi che, per ispirazione divina, era in grado di leggere i fondi del tè. Dobbiamo perciò tornare indietro e farci aiutare dal greco antico.
Spesso tratteggiate dalla mitologia greca come delle giovani vergini, ma anche come delle vecchie, le sibille erano delle ottime alleate a cui chiedere consiglio se si volevano evitare le sciagure in arrivo.
Una definizione della Sibilla o delle Sibille chiara e poco soggetta a fraintendimenti non è semplice. In base all’etimologia del nome (dal greco sibylla), la Sibilla è essenzialmente una sacerdotessa incaricata di far conoscere gli oracoli del dio Apollo Pizio. Potremmo immaginarle come delle leggendarie profetesse che riferiscono ai comuni mortali quello che avverrà loro in futuro. Una controparte femminile dei profeti, pertanto.
Attenzione però a non confonderle con la Pizia degli antichi greci. Costei in stato di estasi era posseduta da Apollo ed era il dio stesso a emettere in prima persona le profezie. Le Sibille invece, secondo l’immaginazione degli antichi, erano spesso delle donne vergini che profetizzavano in prima persona, i cui oracoli circolavano poi in forma di libro. Potevano quindi avere una maggiore libertà d’interpretazione dei vaticini, anche se spesso le loro profezie erano narrate in forma oscura ed erano piene di sciagure ed eventi nefasti (come per esempio Cassandra, che aveva prima di tutti profetizzato la caduta di Troia ma non era stata creduta!). Le sibille fornivano quindi la soluzione per evitare i mali previsti nel futuro. Ecco perché erano così popolari! Tutti infatti vorremmo conoscere come sfuggire agli eventi più nefasti che il destino ci prefissa…
Ma perché si parla di Sibille al plurale?
Devi sapere che la Sibilla ha avuto varie specificazioni locali, spesso legate a un luogo dove professava. Lo scrittore reatino Varrone (nome completo latino: Marco Terenzio Varrone) tramanda ben 10 attestazioni di Sibille: originaria della Persia, la prima è la sibilla persica; la seconda è la sibilla libica; la terza è la sibilla delfica; la quarta sibilla è la sibilla cimmeria; la quinta sibilla è la sibilla eritrea; la sesta era la Samia; la settima sibilla è la Cumana; l’ottava sibilla è la sibilla ellespontica; la nona è una sibilla greca, detta anche Cassandra o Taraxandra, o sibilla frigia. La decima sibilla è quella di Tivoli (Sibilla tiburtina).
Questa lista è stata tramandata anche da un ampio brano di Lattanzio, il quale ritiene la rivelazione sibillina ispirata dall’unico Dio.
Con l’influsso della cultura greca nel mondo romano, assistiamo a un vero e proprio moltiplicarsi delle sibille. Studi recenti hanno classificato in tre gruppi queste eroine della leggenda sulla base del luogo geografico dove si sono manifestate:
1) greco-ionico: la più nota è forse la Sibilla Eritrea.
2) greco-italico: da ricordare su tutte la Sibilla cumana (ne parliamo tra poco, continua a leggere!)
3) orientale: Sibilla Egizia; Sibilla Persica; Sibilla Caldea o Sibilla Babilonese
Allora, il monte Sibilla è in qualche modo legato a una sibilla?
Nei manoscritti medievali talvolta si legge anche di una Sibilla Appenninica, detta anche “Oracolo di Norcia”, così chiamata perché si narra che emettesse i suoi vaticini da una grotta situata nella catena dei Monti Sibillini. Assistiamo dunque al perdurare della loro presenza anche dopo l’età tardoantica.
Le origini del nome delle Sibille sono quindi spesso legate alla grotta dove professavano e un elenco canonico delle Sibille è nello studio di Bouché-Leclercq. Le tradizioni locali narrano di un antro molto famoso a Cuma, dove uno degli eroi più noti del mondo classico, Enea, incontra la Sibilla cumana. Ed è proprio da Cuma che Roma in età repubblicana importa gli oracoli sibillini.
Hai mai sentito parlare dei libri sibillini?
La tradizione letteraria attribuisce a personaggi di antica tradizione quali Tarquinio (o Prisco o il Superbo, in ogni caso uno dei sette re di Roma) l’acquisto dei libri sibillini, ossia dei libri contenenti dei versi dal tono oscuro e ambiguo. Questi non erano altro che i vaticini della sacerdotessa di Apollo, la quale si faceva interprete della manifestazione della volontà divina sul futuro di Roma repubblicana. Infatti, un’ interpretazione dei vaticini delle sibille corrispondente alla realtà non era possibile, poiché i versi dovevano adattarsi a ogni circostanza. Per questo fu poi compito di un collegio di sacerdoti l’interpretazione dei libri sibillini.